“Sehnsucht” è un concetto quasi intraducibile in italiano; generalmente i dizionari riportano “brama, nostalgia, anelito, ardente desiderio”, ma in effetti sarebbe più corretto definirlo come lo stato d’animo in cui si desidera ciò che è impossibile raggiungere o si prova nostalgia per qualcosa che non c’è mai stato, a volte persino nello stesso istante. Fin dal titolo, quindi, i berlinesi Rammstein si rivelano profondamente radicati nella cultura della loro patria. La scelta di cantare in tedesco non è affatto causale. Ed è, inaspettatamente, la chiave di volta per il successo mondiale. Il vocione tonante di Till Lindemann, infatti, è perfetto nell’enfatizzare l’industrial metal squadrato, marziale e supermassiccio di vere e proprie corazzate soniche quali “Engel”, “Tier”, “Du Hast” e title – track, in cui si legano le chitarrone dei Ministry e l’electro sequenziale dei DAF per costruire vere e proprie colate d’acciaio d’immani proporzioni. A dispetto delle atmosfere, c’è spesso molta ironia nei testi dei Nostri, i quali amano pure giocare con il sesso: la violentissima e martellante “Bück dich” è più che esplicita in proposito. “Sehnsucht” raggiunge la prima posizione nelle chart tedesche, ma quello che stupisce è l’ingresso nella classifica di Billboard, affermazione che spiana la strada al disco per il platino statunitense.
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