Si tratta del debutto assoluto dei californiani Maroon 5. “Songs About Jane” vende subito uno sfracello e pone il quintetto di Los Angeles fra gli artisti di punta del mainstream degli anni Zero. La ricetta è semplice: affiancare a influenze soul, blues e rock fortissima orecchiabilità melodica e una scansione ritmica incisiva e ballabile; la traccia apripista del cd, “Harder To Breathe”, è un ottimo esempio di questo modo di coniugare pop e striature alternative rock, ampiamente ‘addomesticate’ (c’è pure un assolo di chitarra elettrica, ma è tenuto ben lungi dal nuocere all’atmosfera disimpegnata del brano). Il resto del lavoro, da “This Love” sino a giungere alla conclusiva “Sweetest Goodbye”, è interamente all’insegna di un suono vivace e in grado di distaccarsi dalla muzak più anodina e insignificante (Adam Levine è un ottimo cantante e un buon frontman, gli arrangiamenti sono quasi sempre gradevoli e articolati), mai però spericolato o voglioso di uscire dal recinto del pop/rock educato ed affidabile per radio e televisione. I Maroon 5 ci metteranno 5 anni per dare un successore a “Songs About Jane”, ma “It Won’t Be Soon Before Long”, pur centrando ancora una volta le chart, non si rivelerà all’altezza della freschezza e dell’appeal dell’esordio.
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