Uuna boccata d’aria pura per la dance. Così si potrebbe sintetizzare in un tweet l’esordio dei Planet Funk, collettivo di DJ italiani con notevoli agganci all’estero. “Non Zero Sumness” è, nel suo ambito, un capolavoro felicemente cesellato in ogni minimo particolare. La fusione fra battiti disco e aeree melodie contiene in sé qualcosa che trascende la mera musica da dancefloor, anche se i Nostri non fanno mistero di provenire da quell’ambiente (“Boys are shaking/Girls are rotating/Make my real life melt into the floor“, da “Inside All The People”). Ovviamente c’è il beat giusto in pezzi come “Chase The Sun”, “The Switch” e “Who Said”, ma i vari ospiti (maschili e femminili) al canto e certe riuscitissime trovate melodiche presenti in “Where Is The Max”, “All Mans Land” e “Paraffin”, solo per citarne alcune, donano a “Non Zero Sumness” un languore estatico sconosciuto alla maggior parte delle produzioni di musica elettronica da discoteca. In più, c’è pure un pizzico di rock, il ché non guasta mai. Insomma, andiamo ben oltre il semplice “pompare nelle casse”. Un vero gioiello, a cui neppure i Planet Funk stessi sapranno dare un seguito di pari livello (tuttavia il funkeggiante “Static” non è per nulla male). È consigliabile procurarsi l’edizione del 2003, irrobustita da “One Step Closer” (ospiti i Simple Minds) e dal micidiale “Posillipo Mix” di “Who Said”.
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