Se “Hai paura del buio?” (1997) rimane il capolavoro indiscusso degli Afterhours, nonché uno dei capitoli più importanti per l’intero alternative rock italiano, con “Ballate per piccole iene” la band di Manuel Agnelli s’insedia definitivamente nelle zone alte del pop/rock tricolore. Sì, bisogna ormai abbandonare ogni remora nell’utilizzare quel termine, pop, per definire la musica del complesso milanese. Ovviamente le 10 tracce di quest’album non hanno nulla a che spartire con la musica di Pausini, Antonacci e simili. È però altrettanto innegabile che il rock ispido di un brano quale “Così com’è” abbia ormai come contraltare fisso le perorazioni amaramente melodiche di una “La sottile linea bianca”, per non parlare dell’atmosfera plumbea e meditativa di “Ci sono molti modi”. Il bisogno di mantenersi a debita distanza dalla canzonetta leggera più becera è più che evidente, ma è ugualmente percepibile la volontà di cercare nuove modalità comunicative per veicolare pensieri e suoni fruibili da un pubblico più ampio rispetto a quello degli anni Novanta. Centro perfetto. “Ballate per piccole iene” raggiunge infatti il secondo posto nelle classifiche italiane, consacrando gli Afterhours fra i più grandi act della Penisola. E non solo, se pensiamo che il disco è stato coprodotto nientemeno che da Greg Dulli.
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