I Wolves In The Throne Room sono stati i principali artefici della nascita d’interesse verso il black metal da parte del mondo indie/alternative più sotterrano, nonché della vera e propria moda che questo genere ha incontrato fra gli hipster della più varia natura. Non è un caso se “Two Hunters“, secondo album per il complesso dello stato di Washington, è uscito per i tipi della Southern Lord, etichetta culto per certa musica d’avanguardia (è di proprietà di Greg Anderson, noto per la sua militanza nei Sunn 0)))). Trend a parte, è però innegabile il valore di questo lavoro: la band americana cambia le regole del gioco facendo collidere il rifferama dei padri norvegesi (Burzum, Darkthrone…) con l’onirismo ambientale tipico di band quali …In The Woods e Agalloch (questi ultimi sono pure vicini per provenienza geografica). Le lunghe composizioni dell’LP non mancano degli ingredienti tipici del metallo nero, dai blast beat allo scream, dalle chitarre zanzarose alle feroci cavalcate notturne. Componenti che però, unite all’ambient e alla psichedelia più visionaria (oltre ad una soave voce femminile che spunta qua e là), divengono qualcos’altro e fanno decollare brani come “Vastness and Sorrow” e “I Will Lay Down My Bones Among the Rocks and Roots” alla volta di nuove costellazioni. Nel suo genere, un disco imprescindibile.
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