Buon compleanno Eddie Vedder

Buon compleanno caro vecchio Edward Louis Severson III, in arte Eddie Vedder, che con i suoi 55 anni ci regala momenti bellissimi da tre decenni. Ecco dieci motivi per cui il cantante è molto di più di un musicista rock, un artista a tutto tondo che è riuscito ad essere portavoce di più di una generazione. Da fortunato cantante assoldato dai superstiti del gruppo di Seattle Mother Love Bone (in sostituzione del compianto Andy Wood) a star a tutto tondo.
In attesa di rivederlo questa estate con i suoi Pearl Jam, ormai comprimari della sua immensa luce con buona pace dei fan del gruppo della prima ora, lo vogliamo festeggiare ripercorrendo la sua storia artistica con dieci video dei momenti più significativi.

1: l’era del Grunge. Eddie, timido e introverso, sul palco diventava una furia, una fonte di energia infinita e imprevedibile. I loro primi live sono passati alla storia, con Eddie che salta e canta incontrollabile come una fiamma impazzita. Emergono così dal calderone del grunge che già aveva delle istituzioni affermate come Nirvana e Soundgarden. La foto di Kevin Westenberg che, con visuale dal palco, inquadra Eddie appeso ai tralicci che volteggia con i piedi nel vuoto sopra la folla è una delle più significative e iconiche del grunge.

2: impegno politico. Eddie è sempre stato contro ogni tipo di abuso di potere e limitazione delle libertà. Dopo la lotta negli anni ’90 a Ticketmaster per la sua posizione di monopolio, ha esploso la sua critica in maniera più esplicita e sentita durante l’amministrazione Bush. Donati alla storia i suoi concerti a supporto dell’album ‘Riot Act’ dove cantava la canzone ‘Bushleaguer’ indossando una maschera dell’allora Presidente degli Stati Uniti scimmiottandolo insieme ad i suoi sostenitori. Bellissima inoltre la sua versione di ‘Here’s to The State of Mississippi’ di Phil Ochs che con il contributo dell’attore e regista Tim Robbins viene modificata nel testo per diventare anch’essa megafono di protesta diventando ‘Here’s To The State Of George W.’

3: le Cover. Eddie ha sempre regalato delle letture stupende dei suoi artisti e gruppi di riferimento, che sono talmente tanti da rendere impossibile citarli tutti. Con i Beatles siamo tutti d’accordo direi vero?

4: unplugged. Gli anni ’90 sono stati anche l’era dell’unplugged, che letteralmente significa ‘spina staccata’. Niente elettricità quindi negli strumenti, tutto in acustico, ma tenere Eddie Vedder composto su una sedia è impossibile, e chi ha assistito o visto la sua esibizione agli Mtv Unplugged sa di cosa parlo.

5: attore. Il nostro ha dimostrato di saper recitare in varie occasioni, ma la sua esibizione che preferisco è in una serie tv dedicata ad una categoria mistrattata del rock, i roadie. Si chiama appunto ‘Roadies’ ed è creata dall’amico di lunga data Cameron Crowe. All’interno dello show canta un pezzo proveniente da una delle varie colonne sonore a cui ha partecipato, quella di ‘Big Fish’ di Tim Burton. Il pezzo è ‘Man of The Hour’.

6: nelle terre selvagge. Tra un album e un concerto rock e l’altro, trova il tempo di comporre una delle colonne sonore più belle di sempre, per il film dell’amico Sean Penn ‘Into The Wild’. Poche altre volte musica e immagini si incastrano in maniera così perfetta ai messaggi di libertà che esprime la storia.

7: comunicatore. Questo è uno dei momenti che preferisco, dove Eddie dimostra di essere molto più di un cantante, esecutore e scrittore. Racconta la storia della canzone ‘Alive’ e della maledizione che portava, la maledizione di scoprire che il proprio padre non è quello biologico. Quello vero ha abbandonato. Il pubblico dei Pearl Jam negli anni canta la canzone rompendo la maledizione, facendola diventare una celebrazione della vita.

8: amicizia. La sua amicizia con altri artisti ha regalato momenti epici e toccanti. Glenn Hansard era un cantante che voleva smettere dopo che un uomo suicida si è lanciato da un palazzo ed è finito proprio all’interno di un palazzetto dove Glenn stava suonando. Dopo aver letto di questa incredibile storia e saputo che Glenn voleva smettere con la musica, lo chiama e lo incoraggia a credere ancora nel rock e lo prende con se portandolo come spalla nel suo tour solista. Chi era al Firenze Rocks l’anno scorso ha ancora negli occhi e nelle orecchie il risultato di questo sodalizio.

9: Chris Cornell. Come due supereroi hanno veleggiato negli anni incrociandosi e accompagnandosi a distanza nei loro trionfi e nelle loro difficoltà. Sono invecchiati insieme e noi con loro. Con la perdita di Cornell abbiamo perso anche una parte di Eddie Vedder. Voglio rivederli così, ancora giovani e magnifici.

10: fare rock in un mondo libero. Un inno preso in prestito dal faro Neil Young, un inno a tutto quello di positivo che porta il rock. Un’inno di libertà, che trasforma in festa i concerti dei Pearl Jam. Auguri Eddie Vedder, e grazie di tutto. Ci vediamo questa estate.

Daniele Corradi