Gianluca Grignani, i 45 anni di un’autentica star mancata

Molto probabilmente, se il Terzo Millennio di Gianluca Grignani non fosse stato caratterizzato da quegli eccessi che lo hanno portato sulle pagine dei quotidiani, saremmo qui a parlare nel giorno del suo quarantacinquesimo compleanno come di una delle poche star di qualità del nostro panorama nazionale. Sì, perché un inizio di carriera come quella di questo artista nato a Milano e cresciuto in Brianza se lo sognano moltissimi degli strombazzati “big” della musica tricolore.

La sua carriera è iniziata nel 1994 in pompa magna con “La Mia Storia Tra Le Dita”, il singolo di lancio e tra i brani più apprezzati del suo repertorio. Un successo clamoroso, trascinato da un video entrato in rotazione nei maggiori network nazionali (che, visto nel 2017, può essere interpretato come quello di uno youtuber ante litteram) e che gli ha permesso di arrivare l’anno successivo a Sanremo Giovani. E vincerlo. “Destinazione Paradiso”, oltre a farlo arrivare in vetta alla rassegna musicale ligure, gli ha permesso di vendere quasi due milioni di copie dell’omonimo album di debutto, di cui 700mila solo in Italia. Non male per un debuttante.

Quando avrebbe potuto costruire una carriera facile e monetizzare la fama e la visibilità ottenuta in pochi mesi, Grignani decide di sparire per qualche mese e dare una svolta alla sua vita professionale. Recluta Greg Walsh (tecnico del suono dei Pink Floyd) e incide con lui “La Fabbrica Di Plastica”; ai tempi fu un vero flop di vendite, al punto che vi furono anche attriti con la sua etichetta, la Polygram, e una sorta di rigetto da parte dei fan della prima ora che non compresero il cambio di direzione. In realtà “La Fabbrica Di Plastica” è il disco che Gianluca Grignani avrebbe voluto scrivere fin dall’inizio, un album che, come dichiarato dallo stesso cantante in una recente intervista, “era molto attuale ma per l’estero”.

La delusione del secondo lavoro lo spinge ad un viaggio lungo il Nordamerica, tra Vancouver e New York, e proprio nella città atlantica incide “Campi Di Popcorn”, trascinato dal singolo “Baby Revolution”, brano in lingua italiana ma dal sapore internazionale.

La prima metà degli anni Zero sono invece caratterizzati da turbolenze nella vita privata, tra cui l’uso di cocaina, una carriera nel mondo del cinema come attore e come autore di colonne sonore e la pubblicazione di dischi che spaziano dall’introspezione cantautorale e brani dall’appeal radiofonico come “L’Aiuola”, una delle canzoni estive più riuscite degli ultimi anni. Un artista visionario, che dopo la sperimentazione delle copertine a tiratura limitata nell’edizione speciale di “La Fabbrica Di Plastica” sceglie di regalare all’interno di “Il Re Del Niente” un coupon per assistere ad un suo concerto.

Il 2007 è invece l’anno dell’inizio della parabola discendente che durerà due anni e che lo vedranno inquisito in quanto consumatore abituale di cocaina e, nell’anno successivo, vittima di un ritiro della patente per guida in stato di ebbrezza e di un attacco di stress durante un suo concerto in Basilicata. Fatti negativi che vengono addolciti dalla nascita di due figli e di esorcizzare alcuni suoi spettri personali con il suo disco “Cammina nel sole”, ricco di riferimenti autobiografici.

Se non fosse per una vicenda giudiziaria del 2014, che lo ha visto protagonista di una colluttazione con due carabinieri, e la nota vicenda di Capodanno 2016, quando si presentò sul palco ubriaco, gli anni Dieci del ventunesimo secolo possono essere visti come un primo tirar le somme di una carriera che nel 2014 tagliò il traguardo dei vent’anni. Una carriera immortalata nell’autobiografia “La mia storia tra le dita” e omaggiata dal premio Accademia della Torre per l’eccellenza professionale, onorificenza riconosciuta dalla Presidenza Della Repubblica. Un meritato premio per un cantante dalla carriera turbolenta ma che, se avesse avuto la possibilità sin da subito di fare ciò nel quale credeva, sicuramente si sarebbe ritagliato grandi soddisfazioni.

Nicola Lucchetta