Avere trent’anni! I migliori album del 1986

Bellissimo anno il 1986, giro di boa di quegli Ottanta tanto discussi ma anche tanto importanti per la musica dei decenni successivi. Difficile da riassumere in poche righe perché, come fu il 1984 per il cinema, l’86 ha significato molto per la musica internazionale.

Anni nei quali il pop viveva numerose stratificazioni. C’era la musica più easy listening, e in quel periodo le regine assolute furono Madonna e Whitney Houston: la prima fu lanciata dal di “Like A Virgin” di due anni prima, che la portò a scalare senza alcun problema le classifiche di tutto il mondo, arrivando a tagliare il traguardo del milione di copie anche nel nostro Paese. Per la 22enne afroamericana, che nel 1986 piazza il primo tassello di una splendida carriera chiusa nel più tragico dei modi, un successo che la porta a piazzarsi stabile per un paio di mesi in vetta a Billboard (a dare una breve pausa al suo regno, quei Van Halen che con “5150” vedono Sammy Hagar sostituire lo storico frontman David Lee Roth).

Il pop, in quegli anni, riusciva ad essere sofisticato e ricercato, all’avanguardia e capace di sperimentare con sonorità funk ed etniche. E i due esempi più eclatanti nel pop “di classe” furono Peter Gabriel e Prince; l’inglese con “So” (chi non conosce “Sledgehammer” e il suo video favoloso?) sforna il suo maggiore successo commerciale, cementando un’importante carriera al di fuori dei Genesis, mentre per il Folletto di Indianapolis è l’anno di “Parade”, album entrato nella storia anche solo per il clamoroso singolo “Kiss”. Da non dimenticare inoltre il commiato di Giorgio Moroder, che incide “Take My Breath Away” con i Berlin e si porta a casa un Oscar, quel “Through The Barricades” degli Spandau Ballet che è il loro canto del cigno artistico e l’arrivo nelle retrovie dei Pet Shop Boys, che perculeranno i paninari italiani con l’omonima traccia e otterranno il successo mondiale poco dopo (“It’s A Sin”, ricordate?).

Anche per il rock era un’altra epoca: stratificato nelle sonorità più leggere e heavy, il denominatore comune era il fatto che in entrambi i casi riusciva a riempire gli stadi senza problema alcuno. E’ l’anno di “Slippery When Wet” che, pur considerando quanto fatto negli anni Novanta, resta il disco più riuscito dei Bon Jovi. Un successo che ha rischiato di essere offuscato da un’altrettanto grande band del Vecchio Continente, quegli Europe che nel 1986 pubblicarono il terzo disco “The Final Countdown”, lanciato dalla clamorosa title track.
Dal Regno Unito invece arriva “The Queen Is Dead”, il terzo disco dei The Smiths che a fine anno suoneranno il loro ultimo live alla Brixton Academy; l’addio arriverà nel 1987 con il quarto e ultimo studio album. Quest’anno venne anche pubblicata la colonna sonora di “Rocky IV“, una delle più riuscite di sempre con pezzi che hanno fatto la storia dell’AOR come “Burning Heart” e “No Easy Way Out”.

Il 1986 è anche un anno ricco di seminali pubblicazioni nel metal. Basti pensare che quattro mostri sacri del genere trent’anni fa pubblicarono i più importanti capitoli delle loro carriere. Dal Regno Unito gli Iron Maiden alzarono l’asticella con “Somewhere In Time”, album di rottura vista la contaminazione dell’heavy classico con i sintetizzatori. Oltreoceano, invece, tre gruppi codificarono in maniera definitiva il metallo pesante da quel momento in avanti. I Metallica, che in quell’anno vissero anche il tragico decesso di Cliff Burton, uscirono con l’inarrivabile “Master Of Puppets” e i Megadeth risposero con l’altrettanto fortunato “Peace Sells.. But Who’s Buying?”. Ma fu un’altra band californiana a stravolgere le carte in tavola: i 28 minuti di “Reign In Blood” degli Slayer sono un’influenza assoluta ancora oggi le band più estreme dell’heavy metal.

E in Italia? Come nel resto del mondo, anche qui conserviamo ottimi ricordi dalla musica mainstream ma anche da quella indipendente ed underground. Il 1986 è un anno di consolidamento per tre big della musica nazionale come Eros Ramazzotti (“Nuovi Eroi”, pubblicato anche in Spagna), Gianna Nannini (“Profumo”), e Zucchero (“Rispetto”) e per una leggenda delle colonne sonore come Ennio Morricone, in quest’anno protagonista con la soundtrack di “The Mission”. Non è da meno la scena indipendente che, lanciata dal successo fulmineo dei CCCP trova anche il ritorno dei Diaframma con “3 Volte Lacrime” e il debutto dei Negazione, che con “Lo Spirito Continua” iniziarono a costruirsi il ruolo di una delle più importanti band hardcore punk della scena europea.

Il 1986 è anche da ricordare come l’anno della fine di un’importante avventura e l’inizio di un clamoroso progetto. Con il “Magic Tour” (che farà tappa a Wembley, Knebworth e in Ungheria, tutte e tre le tappe immortalate in leggendari live) la lineup storica dei Queen annuncia l’addio all’attività live. La band continuerà a pubblicare materiale inedito, ma pochi anni dopo dovrà scontrarsi con il decesso del frontman Freddie Mercury. Ma nel 1986 esce anche “Licensed To Ill”, primo album dei Beastie Boys: cresciuti nella scena hardcore punk, il trio newyorkese pubblica un debutto capace di vendere cinque milioni di copie in poco tempo, con brani come “No Sleep Till Brooklyn” che codificano, insieme a “Walk This Way” di Aerosmith e Run DMC, un nuovo modo di fare musica che travolgerà come uno tsunami il decennio successivo.

Nicola Lucchetta

Gli anni 80 si affermano come i più vivaci nella storia del panorama musicale e della cultura giovanile. Eppure, ancora oggi, alcuni puristi musicologi li riducono a un fenomeno commerciale, fatuo, superficiale, soprattutto se paragonati al decennio precedente che si era concluso con l’avvento del Punk.
Il 1986, racchiude emblematicamente il ponte tra gli anni d’oro della discografia e l’inizio del declino della stessa. La pirateria era un fenomeno quasi inesistente, le case discografiche rimpinguavano i loro archivi musicali di uscite, Internet era un’isola ancora lontana e non vi era modo di ascoltare gratuitamente un intero album senza comprarlo, la radio e la tv trasmettevano musica, una Babilonia ben presto costretta a soccombere.

Correva l’anno 1986 e Madonna occupava le chart con il trasgressive-pop di Papa Don’t Preach, estratto dall’album True Blue. Il 1986, l’anno di Notorious dei Duran Duran e di Through the barricades degli Spandau Ballet. L’anno del fortunatissimo Cocker, di Joe Cocker che corse le vette delle classifiche con il rifacimento di You can leave your hat on, colonna sonora del sempreverde 9 settimane e1/2, Onestep dei Kissing the Pink che ha ottenuto grande successo in Italia grazie al singolo Onestep. Il 1986 fu l’anno anche di Samantha Fox me e del suo Touch me, di Billy Idol e il suo Whiplash Smile, Different corner di George Michael. Al momento della pubblicazione dei brano omonimo, Michael era ancora membro degli Wham. Different Corner è stato numero 1 in Gran Bretagna, Norvegia, Paesi Bassi e ha raggiunto la settima posizione della Billboard Hot 100.

Absolute beginners di David Bowie segna quasi la svolta. Il brano pubblicato inizialmente come 45 giri con la versione Dub Mix fu inciso da Bowie per l’omonimo film di Julien Temple, in cui lo stesso cantautore accettò di recitare nella pellicola e di comporre la “themesong” del film.
La voce calda di Tina Turner segnò l’inizio del black pop a dominio della graffiante Tina per molto tempo. Break Every Rule fu uno dei maggiori successi. Il singolo, Typical Male, raggiunse la seconda posizione della Billboard Hot 100, mentre il mondo True Color di Cyndi Lauper cercava un posto nelle chart italiane insieme a Greatest love of all, cantato da Whitney Houston. Originariamente interpretato da George Benson come colonna sonora del film Io sono il più grande, non ebbe un grande successo. Nell’aprile 1986 fu invece ripreso da Whitney Houston che lo pubblicò sia come singolo che come brano del suo primo album eponimo, Whitney Houston. Tale versione conobbe un notevole successo e diede un grosso contributo al lancio internazionale della cantante statunitense.

E in Italia? In Italia era l’epoca di Easy Lady di Ivana Spagna, primo singolo ad anticipare Dedicated to the moon in uscita nel 1987, di Profumo della Nannini Nazionale, di Odissea con Lei verrà del compianto Mango e di Nuovi Eroi di Ramazzotti secondo album reduce dal successo sanremese di Adesso tu. L’anno dei Mattia Bazar con Ti sento e la leggiadra voce di Antonella Ruggiero. L’anno in cui anche Kiss me Licia si posiziona direttamente alla sedicesima posizione e apre le danze all’album Kiss me Licia e i Bee Hive.

Alle uscite discografiche note, si aggiungono le innumerevoli pubblicazioni di singoli e colonne sonore, tra i singoli nell’Italian Chart top 20 per oltre tre settimane e i fatti più salienti di quell’anno ricordo con un sorriso:
1. Lessons in love – Level 42
2. Russians – Sting
3. Onestep – Kissing the Pink che regalò un enorme successo alla band britannica sul suolo italiano.
4. I’m your man – Wham!, che mantenne il primato per 13 settimane consecutive in chart.
5. Bruce and Bongo. Il duo venne scoperto grazie al brano Geil che divenne una hit internazionale. Il brano riprendeva la melodia del brano Rock Me Amadeus del cantante austriaco Falco. Il singolo si piazza in prima posizione nelle classifiche tedesche e austriache e vi rimane per oltre 3 mesi.
6. Say you say me – Lionel Richie colonna sonora del film Il sole a mezzanotte (White Nights) e dell’album Dancing on the Ceiling. Il brano si aggiudicò un Premio Oscar e un Golden Globe per la miglior canzone originale.
7. Catch the fox – Den Harrow. Zandri, vero nome, prestava il suo volto al progetto DenHarrow, eseguendo i brani in playback sul palco e nei videoclip, mentre la voce, dagli esordi fino al 1991 era fornita da altri cantanti, nell’ordine: Chuck Rolando, Silvio Pozzoli, Tom Hooker ed Anthony James.
8. Take my breath haway – Berlin – una canzone scritta per la colonna sonora del noto film Top Gun da Giorgio Moroder e Tom Whitlock. Ha vinto l’Oscar per la migliore canzone e il Golden Globe nel 1987. Il brano fu poi incluso anche nell’album Count Three And Pray dei Berlin del 1986.
9. Rage hard – Frankie Goes to Hollywood. La discografia della formazione è caratterizzata da due soli album in studio, che però le hanno garantito un grande successo internazionale negli anni ottanta. I FGTH vengono ricordati fra i gruppi più controversi di quegli anni nonché la seconda band nella storia della musica britannica a raggiungere la prima posizione con i primi 3 singoli (Relax, TwoTribes e The Power of Love).
10. War – Bruce Springsteen. Scritta originariamente nel 1969 come brano di protesta per la Guerra in Vietnam. Il potere della canzone viene rivitalizzato quando Bruce Sprinsteen e la E Street Band la ripropongono al pubblico nell’1986. Il brano fu anche reinterpretato dai Frankie Goes To Hollywood.
11. Wonderland – Paul Young che anticipa il suo terzo album Between Two fires.
12. Walk this way – Run DMC & Aerosmith. Il brano fu riproposto dagli stessi Aerosmith con la collaborazione del gruppo rap dei Run DMC con cui la re interpretarono con l’aggiunta di un cantato rap. Questa versione con i Run DMC raggiunse la quarta posizione di Billboard e secondo molti diede una mano agli Aerosmith a ritornare in auge. Inoltre, questa collaborazione tra un gruppo hard &heavy e uno rap, pose le basi per il genere ibrido rap metal, che venne a svilupparsi proprio qualche tempo dopo e che esplose negli anni novanta.
13. A- HA è presentenelleclassificheitaliane con trebrani: The Sun always shines on TV, I’ve been losing you e Hunting high and low
14. Innamoratissimo (tu che fai battere forte il mio cuore) – Righeirache ormai rappresentavano una certezza per il FestivalBar
15. L’Onda – Riccardo Cocciante
16. Vai – Nino D’Angelo
17. Heaven – Miguel Bosè
18. Atlantis is calling – Modern Talking
19. Invisible touch – Genesis
20. Living in America – James Brown

Elena Rebecca Odelli

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