Avere venticinque anni! I migliori album del 1991

1991: l’anno in cui l’underground bussò la porta alla musica mainstream. Venticinque anni fa nacque negli Stati Uniti il Lollapalooza, evento che è il punto di unione tra i big della musica e quella scena indipendente che stava pian piano esplodendo in tutto il mondo, e che fu l’apripista di altri eventi itineranti (il Warped Tour arrivò pochi anni dopo). Fondato da Perry Farrell dei Jane’s Addiction (tuttora in cabina di regia), è stato un vero e proprio terremoto, al punto che la stessa MTV mandò una troupe a seguire le gesta della già citata band di Farrell, Siouxies And The Banshees, Nine Inch Nails, Rage Against The Machine e Ice-T, che in questa occasione presentò il suo progetto heavy metal Body Count.

1991: l’anno dei Guns N’ Roses (con il doppio Use Your Illusion) ma anche del grunge e dell’hip hop (grandi pubblicazioni da NWA, orfani di Ice Cube che quest’anno pubblicherà il suo secondo lavoro solista, A Tribe Called Quest, che con “The Low End Theory” scrivono la storia dell’hip hop, Public Enemy e Ice-T), un anno nel quale i nomi grossi del pop-rock arrivano tutti dal Nordamerica (le classifiche mondiali saranno dominate da Bryan Adams, con la hit “Everything I Do (I Do It For You)”, Michael Jackson e il suo “Dangerous” e “Unforgettable…With Love”, l’album di cover inciso da Natalie Cole), ma nel quale il Vecchio Continente inizia a gettare le basi per quella rivincita che arriverà da lì a poco.

Il britpop inizia a bussare alla porta con “Leisure”, il disco di debutto dei Blur, i Primal Scream con quello “Screamadelica” che rappresenta di fatto i Dieci Comandamenti di un modo di fare musica negli anni successivi, e con il capolavoro dei My Bloody Valentine “Loveless”. Il piatto più ricco arriva però da Bristol: il debutto dei Massive Attack “Blue Lines” è l’atto di nascita del trip hop.

Il 1991 getta anche le basi per la cosiddetta eurodance, genere che sarà in voga in Europa per almeno un decennio e che sarà tra le massime ispirazioni di generi di successo attuali come la EDM. Con la strada spianata da nomi come 2 Unlimited, che codificano di fatto la formula voce femminile-rapper maschile, e “Please Don’t Go” dei Double You che verrà incisa alla fine di quest’anno, la eurodance diventerà uno dei generi più popolari nei mesi successivi.

Il mercato italiano? Nel 1991 segue ancora logiche totalmente estranee a quelle del resto del mondo. Il singolo più venduto dell’anno sarà “Rapput”, brano scritto da Claudio Bisio e Rocco Tanica (!!!), e le classifiche degli album sono dominate in buona parte da artisti nazionali. E’ l’anno di “Benvenuti In Paradiso” di Antonello Venditti, dell’esplosione di Marco Masini con la sua “Malinconoia”, di “Matto Come Un Gatto” di Gino Paoli (che i più ricorderanno per il singolo “Quattro Amici”, e di Riccardo Cocciante, che nel 1991 trionfa con il brano “Se Stiamo Insieme”.

Ah, il 1991 è anche l’anno della morte di Freddie Mercury, leader dei Queen che un lustro prima abbandonò l’attività live con un concerto leggendario a Knebworth. E, indipendentemente da tutte le grandi uscite pubblicate in quest’anno, questa resta la notizia più importante. E anche più brutta.

Nicola Lucchetta

Giovani uomini e donne del 1991, il vostro anno di nascita coincide con un altro anno importante per la musica, le ricorrenze meritano celebrazioni. E’l’anno del grunge, esplosione di suoni ruvidi e rugginosi sulle orme di Neil Young e Led Zeppelin, nella città di Jimi Hendrix, Seattle. I Pearl Jam esordiscono con Ten, album fulminante, soprattutto se ascoltato in movimento, auto, moto, bici o camminando fate voi. E’un disco in viaggio dal passato al futuro, in un presente fatto di schitarrate e arpeggi, melodia e rumore. Così come lo è Nevermind, terzo disco dei Nirvana e loro definitiva affermazione commerciale. Con questo album Cobain e soci raggiungono un successo travolgente e infatti sarà l’incapacità di reggere questo successo a travolgere Kurt solo tre anni dopo. Meno fama avrà Temple of The Dog, con Chris Cornell dei Soundgarden (che pubblicano Badmotorfinger) e tutti i Pearl Jam, in memoria dell’amico Andrew Wood, ma è un altro disco fondamentale per capire cos’è stato veramente il grunge.

I Metallica con Metallica (per tutti The Black Album) sfondano ogni barriera tra metal e rock mainstream, scontentano i puristi ma pubblicano un disco micidiale, capace di imporli a livello mondiale, con pezzoni come Enter Sandman o la morriconiana The Unforgiven. Il metal più canonico entra in crisi, anche se inizia proprio quest’anno la scalata al potere underground di band come Sepultura, Morbid Angel, Carcass e Death.

E’ anche l’anno della riscoperta dei Doors, con l’uscita del discusso film di Oliver Stone, una colonna sonora che rilancia pezzi immortali, veri classici del rock (Light My Fire, The End, L.A.Woman) e In Concert, riepilogo delle prodezze live di Jim Morrison e soci. Anno dunque nel quale il rock duro, potente e nervoso, si prende la sua rivincita sull hip-hop e il funk, ma il 1991 vede anche l’uscita di Blood Sugar Sex Magic, il Physical Graffiti dei Red Hot Chili Peppers che mescolano allegramente in un calderone ogni genere possibile. Per noi rockettari della prima ora, cresciuti con Plant & Co e Neil Young, è confortante ritrovare nei nuovi eroi forti tracce di quelli della nostra adolescenza (sigh!). Escono anche Mr. Bungle, che rivela al mondo lo sperimentalismo folle e zappiano di Mike Patton, voce dei Faith No More, quest’anno a riposo.

Non bastasse ciò, in ordine sparso vedono la luce: Out of Time dei R.E.M. (con Shiny Happy People e Losing My Religion) che fa deflagrare il gruppo di Athens, Georgia; Superstition, con gli ultimi fuochi di Siouxsie and The Banshees; Tin Machine II di David Bowie (c’è da aggiungere altro?); Paul McCartney pubblica il Liverpool’s Oratorio, primo album di musica colta; The Orb’s Adventures Beyond The Ultraworld e Orbital sanciscono la nascita dell’elettronica dancefloor a cui si sono abbeverati anche i nascenti Radiohead, al tempo ancora On a Friday. Astri tramontano, ne sorgono altri, nel 1991 il rock si illumina d’immenso e di grandi promesse per gli anni a venire, non sempre mantenute.

Paolo Redaelli

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