Mancano pochissimi giorni all’uscita della dodicesima fatica dei Korn, “The Serenity of Suffering”, e l’hype è già alle stelle da mesi. Da quel poco che ho potuto ascoltare delle anticipazioni del nuovo disco, la band capostipite del nu metal sembrerebbe mantenere intatto quell’entusiasmo perso da “Untouchables” in poi ma ritrovato (in parte) con “The Paradigm Shift”. Per capire (o cercare di prevedere) cosa ci aspetta, un’occhiata al passato è d’obbligo, anche se a volte rimestare nei bei tempi andati può essere deleterio, un po’ per la malinconia che portano i bei ricordi, così come per i traumi derivanti da ricordi che tanto belli non sono. Proprio per una questione di cuore non me la sono sentita, per esempio, di buttare in campo brani da “Korn III: Remember Who You Are” (ricordati chi sei? Nah, meglio lasciar perdere e farsi contaminare da elettronica e dubstep). Questa è la playlist che ho sul mio smartphone. I pezzi sono in ordine cronologico, a fare la classifica pensateci voi.
Shoots and Ladders – Korn, 1994
Jonathan Davis traspone alla perfezione in musica gli abusi subiti da bambino. Dopo l’intro con l’immancabile cornamusa, parte una serie di estratti di filastrocche per bambini, che qui assumono un significato del tutto angosciante, tra rimandi alla peste nera e ponti che crollano. Il ritmo cantilenante e l’esplosione nonsense sul finale contribuiscono a rendere “Shoots and Ladders” un pezzo imprescindibile se non proprio del nu metal, se non altro della discografia dei Korn.
A.D.I.D.A.S. – Life Is Peachy, 1996
Siccome qui si parla delle dieci migliori canzoni dei Korn, non potendo inserire in toto il secondo album, ho dovuto estrapolare solo un pezzo da “Life Is Peachy”. E non è stato facile. Quindi, la scelta obbligata è, cito per esteso, “All Day I Dream About Sex”, ricordata dai più per il macabro (e fighissimo) videoclip, e per il fatto di essere valsa ai Nostri un proficuo endorsement con il noto brand di abbigliamento sportivo.
Got the Life – Follow the Leader, 1998
Quando la disco incontra il nu metal. Penso di aver sentito raramente nella mia vita qualcosa di altrettanto zarro. E poi quando il brano si apre sul refrain si vola che è un piacere. Per questo è un pezzo top.
Freak on a Leash – Follow the Leader, 1998
Se non conoscete “Freak on a Leash” avete proprio sbagliato playlist. O siete parecchio più giovani di me (anche se non è una grande scusante). Un vero e proprio inno da teenager incazzato, che ha continuato a risuonare per molti anni dopo il 1998. Davis è talmente fuori di sé da rispedire indietro persino un proiettile vagante (il video per chi avesse bisogno di un ripassino è qui sotto).
Somebody Someone – Issues, 1999
A fine anni ’90 i Korn sono così giganti che MTV decide di lanciare un concorso per la cover di “Issues”, della quale esistono ben quattro versioni realizzate dai fan. L’energia di “Somebody Someone” è atomica, con quei cambi di ritmo tanto inaspettati quanto viscerali. E poi l’attacco è uno dei più efficaci e riconoscibili del nu metal.
Thoughtless – Untouchables, 2002
Diciamo la verità, ho scelto “Thoughtless” più per il video che per il pezzo in sé e per sé. Sempre storie di adolescenza difficile, con protagonista Aaron Paul che non solo viene bullizzato dai suoi compagni di scuola, ma è tormentato dai Korn stessi che gli affiorano sottopelle tipo Alien. Voi direte: e chi cazzo è Aaron Paul? Giusto, forse è più famoso come Jesse Pinkman di “Breaking Bad”.
Coming Undone – See You on the Other Side, 2005
Dopo l’addio di Brian “Head” Welch, che ha preferito il Salvatore ai suoi compagni di band, i Korn incominciano a perdere i pezzi, letteralmente. Per fortuna ci sono pezzoni sporadici come “Coming Undone” che aiutano a rendere se non altro tollerabile il distacco.
Narcissistic Cannibal – The Path of Totality, 2011
Un po’ di aria fresca fa sempre bene, soprattutto quando c’è carenza di ossigeno e puzza di muffa. Lo strombazzare dei synth di Skrillex è un toccasana tanto improbabile quanto efficace, che aiuterà i Korn a risollevarsi dall’oblio (tra l’altro nel 2006 la band perde un altro tassello importante, il batterista David Silveria).
Never Never – The Paradigm Shift, 2013
Torna Head, e dopo l’esperienza di “The Path of Totality”,ai Korn torna anche la voglia di sperimentare, come un bimbo come un giocattolino nuovo. L’elettronica in “NeverNever” la fa da padrone, regalando a questo brano beat tamarri pesi quanto basta ma al tempo stesso leggerezza catchy.
Different World – The Serenity of Suffering, 2016
L’ultima creatura in casa Korn, e anche una delle più interessanti degli ultimi tempi. Sarà che Corey Taylor ci mette lo zampino e dovunque lo faccia rende tutto più bello, ma questo pezzo è davvero un ottimo biglietto da visita per “The Serenity of Suffering”. Chi vivrà vedrà.
Chiara Borloni