Il rock italiano è inflazionato e corrotto e la sua immagine è offuscata da una tempesta di talent e indici di gradimento, da visualizzazioni su Youtube e social più disparati. È difficile capire fin dove finisce il nostro gradimento e dove inizia il pacchetto confezionato ad hoc dalle etichette, da Maria De Filippi o da giurie di programmi che hanno la pretesa di rivoluzionare o anche solo influenzare il rock.
La nostra fortuna è che noi non siamo caduti dall’albero, abbiamo ancora un bagaglio e un enciclopedia fatta di canzoni magnifiche, canzoni che non hanno nulla da invidiare al mostruoso mercato americano e internazionale, canzoni di cui possiamo andare fieri senza vergogna, da ricordare e tramandare. Decenni di musica, di gruppi con una loro dignità e spessore artistico ed espressivo ci hanno cresciuto e regalato una corazza contro il pressapochismo della musica di oggi, uno scudo che ci ripara dallo shitstorm dello spaghetti indie e del talent.
Quintorigo, Nero Vivo, 1999
I Quintorigo sono una delle eccellenze assolute italiane. Mai banali offrono una rilettura colta dell’alternative fatta di jazz e archi con strutture delle canzoni stupefacenti impreziosite dallo sconfinato talento vocale di John De Leo. Con l’album “Rospo” andarono addirittura a Sanremo, presentandosi ad un pubblico che non era assolutamente pronto per questo tipo di musica.
Meganoidi, Zeta Reticoli, 2003
In questi anni i Meganoidi godono di una notorietà allargata che da Genova porta a canticchiare le loro canzoni in tutta la penisola. Hanno avuto il coraggio di crescere e di espandere il loro bagaglio musicale che li ha portati dal loro punk di facile presa degli esordi ad un più riflessivo alternative rock.
Verdena, Valvonauta, 1999
Si presentano come l’alternativa italiana ai Nirvana ma si scrollano subito questa antipatica etichetta offrendo molto di più, consolidandosi in due decenni come uno dei gruppi colonna dell’alternative del nostro Paese.
Linea 77, Potato Music Machine, 2000
Il manifesto del Nu Metal italiano rimarrà per me sempre “Ketchup Suicide” dei Linea 77, un album dal tipico cantato alternato melodico/urlato, rigorosamente in inglese in tutta la sfacciataggine di misurarsi con lo sconfinato mercato oltreoceano di quel genere che intorno agli anni 2000 la faceva da padrone.
Carmen Consoli, Ennesima Eclissi, 1998
Altra eccellenza del rock italiano nella categoria femminile, la nostra Alanis Morrisette Carmen Consoli scrive dei testi sempre molto eleganti e graffianti tutte le istituzioni e magagne della nostra cultura, dalla malavita alla figura della donna nella società. Patrimonio nazionale. “Ennesima Eclisse” è una canzone di alternative rock puro, potente e profonda insieme.
Blastema, Tutto Finirà Bene, 2015
Sconosciuti ai più, i Blastema sono un gruppo che nel loro momento di massimo splendore sono arrivati fino alla ribalta di Sanremo, per poi spegnersi vittima della loro stessa megalomania e narcisismo, che però gli ha concesso di regalarci una se pur esigua discografia di valore assoluto, provate a farvi un giro.
Deasonika, Non Dimentico più, 2006
Anche loro concorrono a Sanremo Giovani e anche loro sono troppo per venire compresi da quel tipo di platea. Il loro stile molto profondo e emotivo ricorda i Radiohead e questo pezzo è una perla di intensità e melodia.
Moltheni, Gli anni Del Malto, 2008
Piccola perla acustica del cantautore italiano Moltheni dalla melodia avvolgente e dall’evocativo testo. Una poesia musicata che lo stiloso paroliere incornicia in un impianto musicale veramente appagante e piacevole.
Marta Sui Tubi, Vecchi Difetti, 2003
Dall’esordio della band folk con pianta stabile a Bologna si espandono nel circuito underground e noi estraiamo questo gioiello alternative con echi di grunge anni ’90. Avete mai sentito di un gruppo americano chiamato Days Of The New?
Caparezza, Prisoner 709, 2017
L’attesissimo album di Caparezza si presenta con uno schiaffo alla faciloneria radiofonica, con questo pezzo roccioso e rock contaminato, tanto da cucire sulla bocca di molti lo scomodo e in molti sensi inadatto termine ‘crossover’. Se lo intendiamo come una traiettoria che incontra diversi stili e se li porta con sé, allora questo Prisoner 709 ne ha tutti i crismi, con una energia incontenibile.
Casino Royale, CRX, 1997
Eravamo giovani quando una delle istituzioni underground della scena milanese inonda le classifiche pop con questo capolavoro con l’apporto della parte melodica di Giuliano Palma che poi lascerà il gruppo per la carriera solista. Nonostante siano passati venti lunghi anni questa canzone non ha perso nulla di potenza e incisività.
Tre Allegri Ragazzi Morti, Di Che Cosa Parla Veramente Una Canzone?, 2012
Nascono nel lontano 1994 e si autoproducono e sono diventati un punto fermo dell’alternative anche grazie al loro grottesco nome e alla loro immagine. Il Frontman Davide Toffolo è anche disegnatore di fumetti. Le loro maschere che mai si tolgono sono diventate ormai iconiche, fondendosi indissolubilmente al loro pop contaminato da folk e indie. Se fosse tutto così l’indie italiano.
Dunk, Noi Non Siamo, 2018
Freschissimo supergruppo italiano che propone un rock molto vario che prende da istituzioni nostrane come Verdena, Marta Sui Tubi e Tre Allegri Ragazzi Morti. I componenti sono appunto i fratelli Giuradei e Luca Ferrari, batteria dei Verdena, e Carmelo Pipitone dei Marta Sui Tubi. L’album d’esordio però dimostra di andare oltre i meri trascorsi della band mostrando al mondo un carattere proprio.
Il Teatro Degli Orrori, A Sangue Freddo, 2009
Classico stile heavy con l’inusuale stile vocale teatrale, spesso parlato, sono caratterizzati da una potenza comunicativa con pochi eguali. Liriche impegnate e tecnica musicale li hanno fatti acclamare al’unanimità.
Afterhours, Male Di Miele, 1997
Celebrato l’anno scorso per i suoi 20 anni, “Hai Paura Del Buio?” è l’album alternative italiano di maggior successo e spessore. Tantissimi singoli sono stati estratti e il tour di celebrazione è stato trionfale. La presenza degli Afterhours è scomoda in questa playlist, soprattutto viste le mie premesse e promesse di bastione contro i talent. Il frontman Manuel Agnelli è da qualche anno giudice di X- Factor, cosa che va in pesante contraddizione con molte parti di suoi testi e dello spirito stesso del gruppo. Tutto viene dimenticato ascoltando questi due minuti e poco più che sono come una frustata.
Marlene Kuntz, Il Vile, 1996
In questo secondo album i Marlene Kuntz appesantiscono il loro sound che diventa più heavy mantenendo le loro tematiche di disagio e rabbia accompagnate da uno stile noise raramente così rumoroso e poetico allo stesso tempo.
Daniele Corradi