E’ impossibile stabilire quale sia stato il primo album propriamente black metal. Eppure molti indizi fanno pensare che tale titolo, se si potesse assegnare, con tutta probabilità andrebbe proprio a “A Blaze In The Northern Sky“. Sicuramente il secondo disco dei Darkthrone di Fenriz (batteria) e Nocturno Culto (voce e chitarra) fu il principale artefice dell’esplosione della “Second Wave Of Black Metal”, quella norvegese per intenderci; in parte ne canonizzò persino lo stile, attingendo molte soluzioni da Bathory e Celtic Frost e estremizzandole al massimo livello. Il terrificante canto da rituale satanico che introduce “Kathaarian Life Code” viene bruscamente interrotto da un’ancora più terrificante accelerazione in blast beat che dà spazio ad un riff di chitarra tremolante e ‘zanzaroso’ e a urla indemoniate, prima che il tutto venga rallentato in un mid/slow tempo nero come la pece e dal retrogusto realmente occulto. Il bello dei 6 brani di questo disco è che sanno essere vari, nonostante vengano rispettati i rigorosi paletti del “True Norwegian Black Metal“: i cambi di tempo donano un’aura ancora più malvagia a pezzi come “In The Shadow Of The Horns”, “Where Cold Winds Blow”, “Paragon Belial” e title – track, e spesso sono le sezioni a media velocità a risultare più inquietanti; la produzione in bassa fedeltà esalta la potenza delle composizioni e i pochi e stridenti assoli della sei corde, così come lo scream feroce di Nocturno Culto. La strada è ormai tracciata: seppure a livello assolutamente underground, dal 1992 in poi il black metal valicherà i confini della Norvegia e farà concorrenza al death nelle preferenze dello zoccolo duro dei metallari.
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