Una compilation seminale, curata e prodotta da Brian Eno, che mette in luce la scena musicale estrema newyorkese, quella che non si riconosce nel punk e nella new wave ‘canonici’, quella che invece di rinnovare il rock preferisce distruggerlo sin dalle sua fondamenta, senza rimorsi. Le band in questione sono quattro: gli schizzati Contortions di James Chance (voce e sassofono), i lugubri e metallici Teenage Jesus And The Jerks di Lydia Lunch (voce e chitarra), i pesanti e ipnotici Mars di Sumner Crane (voce e chitarra) ed infine i folli e cacofonici D.N.A. di Arto Lindsay (chitarra e voce). Ognuna di esse ha a disposizione quattro brani. Ad emergere come i più dotati sono i Contortions, il cui funk asperrimo e dissonante viene ulteriormente maciullato dal sax free jazz di Chance, dalle violentissime distorsioni delle chitarre e da un organo elettrico brutalizzato in modo selvaggio (c’è anche un’irriconoscibile cover di James Brown); non a caso nella loro breve carriera comporranno almeno un capolavoro, l’album “Buy” del 1979, pietra miliare del punk – jazz. Ma tutte e quattro le testimonianze sonore sono importanti, non solo per i nomi coinvolti (Lindsay e la Lunch approderanno a fortunate carriere soliste): con “No New York” viene scoperchiato il vaso di pandora di una corrente musicale che, nonostante le scarse vendite dell’ellepì, segnerà a fuoco gli sperimentalismi più iconoclasti partoriti nei trent’anni successivi dal rock ‘non allineato’, toccando il noise, l’industrial, l’hardcore punk e persino il metal. Come per il debutto dei Velvet Underground, si può affermare che pochissimi acquistarono “No New York” ai tempi della sua pubblicazione, ma ognuno di questi fondò una band.
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