Nonostante uno spessore artistico pressoché nullo, gli Abba furono uno dei fenomeni musicali più influenti degli anni Settanta. Proveniente dalla Svezia e formato da due coppie sposate nella vita reale (il nome della band è un acronimo delle iniziali dei quattro componenti), dopo aver già sbancato in Europa in seguito alla vittoria dell’Eurovision Song Contest del 1974, con “Arrival” il quartetto sfonda anche negli Stati Uniti ed estende in modo irreversibile il suo dominio, contraddistinto da canzoncine pop/rock tanto insipide e sciocche quanto orecchiabili e ruffiane, che in questo LP acquistano un più spesso rivestimento elettronico, lanciando il fenomeno dell’euro disco, mutazione continentale della disco music in senso ancor più kitsch. Nell’album sono contenuti tre dei loro più grandi hit di sempre: “Knowing Me, Knowing You”, “Money, Money, Money” e “Dancing Queen”. Gli Abba si scioglieranno nel 1982, dopo aver venduto uno sproposito (oggi si è arrivati alla cifra di 370 milioni di dischi), e per un po’ non se ne sentirà più parlare; recentemente, però, Agnetha Fältskog, Benny Andersson, Björn Ulvaeus e Anni-Frid Lyngstad sono stati ‘riscoperti’ grazie al cosiddetto ‘revisionismo storico’, tanto da esser introdotti nella Rock And Roll Hall Of Fame nel 2010. In realtà non c’è rivalutazione che tenga: oggi come ieri le loro canzoni sono insignificanti se considerate dal solo punto di vista del contenuto lirico/musicale. Tuttavia l’abilità nel confezionare successi d’alta classifica ha permesso agli Abba di diventare una vera e propria ‘fabbrica musicale’, in grado di sfornare numeri 1 con una tecnica che, più che all’arte, attiene al procedimento meccanico della catena di montaggio. Una lezione che le multinazionali della discografia, a partire dalle boy band degli anni Novanta, studieranno con sempre maggior interesse.
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