Air – Moon Safari

Un disco del genere non poteva che essere composto da una band francese. Ma in “Moon Safari” si va ben oltre il cosiddetto ‘french touch‘, già reso famoso dalla corrente transalpina dell’house music. Tecnicamente le 10 composizioni dell’esordio degli Air s’inscrivono in quel particolare recinto sonico noto come downtempo o chill out, insomma musica ambient ma dal battito ammiccante; in realtà il duo formato da Nicolas Godin e Jean-Benoît Dunckel si distacca da tutto e tutti e conia un sound che, con definizione appropriata, è stato chiamato ‘retro futurista‘. Perché, utilizzando i vecchi marchingegni dell’elettronica analogica degli anni Settanta e mettendoli a stretto contatto con i nuovi fermenti sintetici, è in grado di tracciare sentieri musicali assolutamente inediti. Si prenda come esempio “La femme d’argent”, traccia che apre l’opera in maniera sontuosa: i fraseggi al piano elettrico fanno pensare al Miles Davis di “In A Silent Way”, ma tutt’intorno è un brulicare di effettistica spaziale alla Hawkwind e Tangerine Dream, privata però della sua componente gotica e metafisica e resa sottile e quasi impalpabile, impressionista se vogliamo; e in tutto questo il beat non cessa di richiamare i dancefloor di fine anni Novanta. Carezzevolmente pop (“Kelly Watch The Stars”, Ce Matin La”, “All I Need”) ma pure in grado di stupire per i suoi accostamenti inusitati (la psichedelia a fianco della dance), “Moon Safari” rimane tuttora il capolavoro degli Air, inimitato e inimitabile.

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