Bastano i primi secondi di “Ties That Bind” per capire che siamo di fronte a qualcosa di clamoroso. Gli Alter Bridge debordano di personalità e creatività in “Blackbird”, disco simbolo della loro carriera che definisce il sound della più grande band di hard rock moderno del terzo Millennio, oltre a contenere una delle canzoni migliori degli ultimi anni, ovvero la titletrack stessa. I dettami del post grunge si fondono con la classicità degli anni Settanta, inondati da decibel, riff metal e da un gusto per la melodia senza pari, con annessa, infine, la non trascurabile capacità di scrivere ballatone da urlo. Se quanto sopra poi viene suonato da quello che è uno dei chitarristi più importanti degli ultimi quindici anni e cantato da una voce assolutamente fuori dal comune, il capolavoro è servito. Mark Tremonti e Myles Kennedy iniziano ufficialmente la loro conquista del popolo hard & heavy, benché questo album floppi clamorosamente in America, sbancando di contro (a partire dal 2008) praticamente in ogni nazione europea, Italia inclusa, e portando la band a riempire con regolarità impressionante palazzetti sempre più capienti…
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