Amanda Palmer – Who Killed Amanda Palmer

Ad un primo ascolto, l’esordio solista di Amanda Palmer sembra molto (troppo) simile a quanto già sperimentato dalla musicista americana nei Dresden Dolls, in coppia con Brian Viglione. Poi però ci si accorge che, oltre alle consuete atmosfere sarcasticamente scanzonate e a tinte dark delineate dal piano usato in modalità percussiva e dalla voce sguaiata della Nostra, c’è molto altro: un uso prepodenrante dell’orchestra d’archi, minimalismo soffuso, echi di big band intenta a sciorinare un boogie decisamente alticcio, infine episodi fortemente intimisti e malinconici. Allora è chiaro: non è possibile scendere così profondamente in se stessi componendo in coppia e muovendosi all’interno di una proposta circoscritta (per quanto ampia) come il punk cabaret. L’unica strada percorribile è quella in solitudine. “Who Killed Amanda Palmer” è una prova intima, con i ritmi e i tempi propri della sua autrice. Amanda sperimenta, grazie agli interventi di tanti ospiti, ed ecco chitarre, bassi, archi, fiati e cori, tutto funzionale a mostrare diversi aspetti di sé e del proprio mondo interiore. Ci sono ovviamente molti degli elementi che ci hanno sempre fatto apprezzare la sua musica, primo fra tutti l’amore per i contrasti e l’eclettismo. Ma il tutto affrontato con un’ottica diversa rispetto ai Dresden Dolls.

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