Una band ingiustamente negletta e ormai caduta nel dimenticatoio, gli Amen. Guardando alla qualità della musica, la formazione guidata dal cantante Casey Chaos avrebbe sicuramente meritato maggior fortuna, sia a livello di pubblico sia di critica. A posteriori, il problema è sempre stato l’impossibilità d’incasellarli in un determinato genere, in un periodo in cui la massificazione del gusto stava inesorabilmente prendendo piede. Il leader stesso dichiarò più volte che gli Amen erano un gruppo punk, non nu metal; eppure il business musicale cercò sempre di spacciarli per emuli di Korn, Deftones e simili. In un certo senso l’act statunitense suonava un crossover sui generis: da un lato riprendeva la furia di MC5 e Stooges, oltre a quella di gran parte dell’hardcore punk americano dei primi Ottanta, dall’altro estremizzava tali stili tramite chitarrone metal e una produzione al passo coi tempi, frutto del lavoro in studio di Ross Robinson. Il risultato era devastante e, per certi versi, rivoluzionario. Come i Dead Kennedys, anche Chaos e compagni intendevano mettere alla berlina le storture dell’american way of life, soprattutto in questo secondo album, primo per una major e tuttora il loro migliore. Con un titolo che citava i mitici Dead Boys, “We Have Come For Your Parents” si caratterizzava anche graficamente come un pugno nello stomaco (all’interno del libretto è raffigurata la Casa Bianca in fiamme); il tiro e la potenza di fuoco di brani come “CK Killer”, “The Price Of Reality” e “Dead On The Bible” è tuttora fuori discussione. Nonostante il trascorrere del tempo il cd non ha perso nulla della sua violenza iperrealista. Assolutamente da riscoprire.
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