Polistrumentista di formazione classica prestato all’universo pop – rock, è con il terzo album solista che lo statunitense Andrew Bird raggiunge il centro della ribalta nella scena indie pop/folk. Scena che proprio lui è in grado di rivitallizare flirtando con jazz e classica, melodie strumentali che sanno di Radiohead e linee vocali che odorano di Morrissey (cfr. “Sovay”). “Andrew Bird & The Mysterious Production Of Eggs” potrebbe esser sintetizzato tramite la formula “semplicità pop virata in raffinatezza cameristica”. Un modo di comporre quasi “colto” (la melodia vocale di “A Nervous Tic Motion Of The Head To The Left” pare pescata dai Sixties di Beatles e Simon And Garfunkel, ma viene però riletta in chiave di madrigale monodico), eppure mai tronfio e pomposo. Il ricco uso di archi e tastiere, in grado di sottolineare i brani senza mai soffocarli, viene messo al servizio di un minimalismo studiato e ricercato in ogni dettaglio, che rifugge l’eccesso, e paradossalmente arriva all’equilibrio togliendo elementi più che aggiungendone, raccontando piccole cose con grande cura, piccole storie con grande cuore, piccole canzoni con grande classe.
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