Il secondo parto di Jeff Waters (già beatificato nella release dell’89) e dei suoi Annihilator vendette anche più del precedente: “Never, Neverland”, con un nuovo singer (Coburn Pharr, meno selvaggio ma ben più versatile di Rampage), fece meglio commercialmente di “Alice In Hell”, portando il thrash ultratecnico della band del chitarrista canadese a nuovi limiti. Considerato anche dai fan come il miglior album di sempre del gruppo, risplende grazie alle strutture esagerate presenti in pezzi come “Sixies and Sevens”, “Imperiled Eyes” (insieme a “Brain Dance” del ’93 la canzone più complessa e grandiosa di sempre del gruppo) e “Phantasmagoria”. Title – track, “Stonewall” e “The Fun Palace” sono forse gli episodi meno complicati da interiorizzare ma non per questo meno entusiasmanti e coinvolgenti. Indispensabile sia per gli amanti dello shred, sia per comprendere math e contorsioni progressive metal post anni Novanta.
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