Dopo il duro ed impegnato “Ullalla” (1976), non premiato dalle classifiche di vendita, Venditti ritorna con il disco che meglio ne riassume tutte le qualità. “Sotto il segno dei pesci” non è soltanto l’album che lo proietta definitivamente nel gotha della musica leggera italiana (sarà il terzo LP più venduto a fine anno), è anche quello in cui si condensano, con apparente semplicità, intimismo e impegno sociale: accanto a canzoni che ritraggono lievi quadretti di vita quotidiana dei giovani contemporanei, come “Giulia” e “Sara”, ce ne sono altre ancora influenzate da sarcastiche riflessioni su politica e società, quali “L’uomo falco” e “Bomba o non bomba”, quest’ultima anche nostalgica rievocazione dei primi passi da cantautore compiuti insieme a De Gregori, ricordato anche in “Francesco”. Privato e politico, poi, si fondono perfettamente nella title – track, il brano più significativo di tutto il lavoro, in cui il ricordo della giovinezza di un’intera generazione si manifesta all’interno di una perfetta struttura retorica in cui l’amore, come sempre, è la chiave per tutto. Antonello diventa così il perfetto musicista popolare, in grado di approfondire alcuni sentimenti con grazia e leggerezza, senza abbassarsi al nazionalpopolare più becero. Il resto della sua carriera sarà costellata di successi sempre più grandi, da “Buona domenica” a “In questo mondo di ladri”, ma con “Sotto il segno dei pesci” il suo stile è ormai compiuto.
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