Conterranei dei Belle And Sebastian, gli Arab Strap di Aidan Moffat e Malcom Middleton condividono con i primi lo stesso impegno nel nutrire la scena indie pop/rock della Glasgow anni Novanta. Quello che li differenzia dalla formazione di Stuart Murdoch è un minore interesse verso la più intima melodia amorosa e una maggiore dimestichezza nel rovistare temi ed atmosfere morbose e decadentemente afflitte. Caratteristiche che a livello sonoro promanano da reiterati ed ipnotici accordi di chitarra, virate verso uno slowcore che si tramuta in sadcore (in “New Birds” pare di risentire degli Slint oltremodo depressi), canto svogliato e lievi infiltrazioni elettroniche. È un male di vivere un po’ troppo di maniera, ma dall’efficacia indiscutibile. A “Philophobia” seguiranno altri ottimi dischi, fra cui almeno un altro indispensabile per gli amanti del genere, “Monday At The Hug & Pint” (2003).
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