Fra le più furenti espressioni del free jazz, allora all’apice della creatività. Furiosa soprattutto a livello ideologico, dato che il tenorsassofonista in questione era fra i più ferventi sostenitori dell’afrocentrismo e del ‘black power’. E in questo disco concentra alcune fra le sue più geniali intuizioni. Sentire, per credere, l’introduttiva “Hambone” e la emotivamente intensissima “Malcom, Malcom, Semper Malcom”, dedicata al leader nero appena assassinato e introdotta da una poesia recitata dallo stesso Shepp.
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