“Succhialo e vedi“: con un titolo così pornografico e leggendario, tutto ti aspetti tranne che un album vintage-style. E invece. E non vintage tanto per fare, del tipo “che bello ho una Gibson del ’55 e registro analogico in uno chalet del Montana”: certo, ci sono gli assoli col fuzzettone, le chitarre quasi surf… quello che colpisce però è l’approccio di Alex Turner alle linee vocali. Continuando ad evolvere in modo inaspettato il suo modo di cantare, il frontman degli Arctic Monkeys eleva all’ennesima potenza il suo crooning, adattandolo a melodie anni ’60. Quello che differenzia il disco dalla playlist di una radio di Oldies ‘n Goldies è il lavoro alla batteria dell’ottimo Matt Helders: pesta come se fosse nei Guns’n Roses più che nei Beach Boys, e crea il gradevole contrasto su cui poggia tutto l’album. Le melodie vintage portano più orecchiabilità pop rispetto al precedente “Humbug” mentre la sezione ritmica lega il disco all’indie rock. Tutt’altro che un lavoro scontato e immediato.
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