Non c’è più Carl Palmer alla batteria, passato a maggior fortuna con gli ELP, ma il secondo disco degli Atomic Rooster riesce, ancor meglio dell’omonimo esordio, a sviluppare quel particolarissimo suono hard prog, gotico ed ossianico, che sarà nutrimento primario per l’immaginario di gran parte dell’heavy metal (soprattutto di quel peculiare sottogenere chiamato doom). La title – track, guidata dal catacombale suono dell’organo hammond e dalla voce minacciosa di Vincent Crane (che suona anche il piano), in cui s’incunea il riff mesmerico della chitarra di John Du Cann, è forse il capolavoro assoluto del primo dark sound. Imperdibile.
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