Avenged Sevenfold – The Stage

A tre anni netti di distanza da “Hail To The King”, album che ha definitivamente consacrato gli Avenged Sevenfold tra i nomi di spicco del metallo moderno, accomodandosi su sonorità heavy più generiche al limite del plagio, ma per questo di grande presa, ci pensa “The Stage” a sparigliare le carte in tavola in ogni modo possibile. In primo luogo, per la prima volta nella storia del metal, gli A7X rilasciano la loro ultima fatica in studio a sorpresa (se escludiamo i rumors che sottodata continuavano a rincorrersi su titolo e data di release), ricalcando le orme di grandi della musica internazionale (Beyoncé e U2). E “The Stage” è esattamente il contrario di quanto si potessero aspettare gli estimatori di “Hail To The King”: un concept articolato, magniloquente (contiene infatti il brano più lungo che la band abbia mai inciso, “Exist”, che sfora di parecchi secondi il quarto d’ora), che esplora argomenti quali l’intelligenza artificiale, i viaggi nello spazio e nel tempo, l’energia nucleare. E lo fa con chiari e netti rimandi all’epoca di “City of Evil”, servendosi anche dei fiati, e rifacendosi ancora una volta (anche se in misura sensibilmente minore rispetto al passato) al thrash anni ’80. Inoltre i Nostri, in un’estasi compositiva e creativa senza precedenti nella loro carriera, scomodano nomi di un certo spessore (vedi Pink Floyd) con incursioni inedite nel progressive rock settantiano. “The Stage” segna anche l’era Capitol della band californiana (inaugurata da un live trasmesso in diretta streaming direttamente dal tetto della storica etichetta discografica), dopo un burrascoso divorzio dalla Warner e l’ingresso in line-up di un altro nuovo batterista, Brooks Wackerman.