Dopo gli Area, è il Banco Del Mutuo Soccorso la formazione più originale ed interessante del progressive italiano. La Premiata Forneria Marconi e Le Orme hanno riscosso maggior successo, sia nel nostro paese sia soprattutto all’estero, grazie anche alla loro sintassi musicale più influenzata dal pop sinfonico di ascendenza inglese. Tuttavia la band dei fratelli Nocenzi ha avuto il merito di saper coniugare i nuovi fermenti prog rock ad un suono maggiormente ancorato alla tradizione italiana, e di farlo con l’aiuto di un cantante dalle grandi doti vocali come Francesco Di Giacomo. L’omonimo album di debutto scardina subito gli equilibri dell’epoca: si tratta di un disco coraggioso, in cui passaggi squisitamente melodici si alterano a prepotenti assalti rock ai confini con l’hard. Incanta il recitativo di “In Volo”, calato in una dimensione rinascimentale; colpisce come un pugno nello stomaco il riff iniziale di “R.I.P.”, che successivamente evolve in una cavalcata progressiva dagli accenti fusion dominata dalla drammatica voce di Di Giacomo; ammaliano gli intrecci strumentali di “Metamorfosi” e della suite “Il giardino del mago”, in cui il Banco reinterpreta il rock barocco delle formazioni britanniche alla luce di sonorità quasi mediterranee; infine mette allegria la conclusiva “Traccia”, che in poco più di due minuti condensa molto dello stile del complesso. Nonostante la strumentazione sia quella ricca del progressive del tempo, con tastiere, organo e clarino ad accompagnare il classico triangolo chitarra – basso – batteria, il complesso mantiene un’essenzialità e una coesione formidabile, senza mai indulgere in superflui virtuosismi. Notevoli anche i testi. Indubbiamente un’opera fondamentale per comprendere il rock italiano degli anni Settanta.
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