Björk – Homogenic

Per Björk il pericolo era quello di rilassarsi eccessivamente dopo un disco del calibro di “Post” (1995). Anche perché per l’artista islandese sarebbe stato davvero difficile oltrepassare la soglia qualitativa del predecessore senza piombare nella sperimentazione pura, smarrendo così l’attitudine pop che da sempre la contraddistingueva. E allora la Guðmundsdóttir opta per una strategia d’aggiramento dell’ostacolo: in “Homogenic” non mutano né l’atmosfera né le soluzioni compositive che contraddistinguevano “Post”, semplicemente ognuna di queste componenti viene indagata in ogni sua singola sfumatura e approfondita in modo quasi maniacale. A partire dalla fusione di ritmica techno e arrangiamenti di musica classica, in particolare per archi. A dar manforte alla cantante c’è, sul versante sinfonico, l’Icelandic String Octet, mentre i suoni digitali vengono tracciati, fra gli altri, da Howie B e Mark Bell. “Bachelorette” è il capolavoro di questo proficuo crossover fra mondi così distanti, “Jóga” il brano più ‘piacione’. “Homogenic” conferma Björk regina indiscussa del pop d’avanguardia degli anni Novanta.

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