Meno appariscente dei predecessori, “Vespertine” calibra le sue atmosfere in vaporosi sbuffi di voce ed elettronica ‘modificata’. In queste 12 tracce Björk lascia la presa sulla sperimentazione e si concentra maggiormente sulla propria voce, che ormai ha assunto una morfologia assolutamente unica. Disco intimista per eccellenza dell’artista islandese, “Vespertine” contiene almeno due superclassici: “Hidden Place”, miracolo di compenetrazione fra basi downtempo e campionamenti di musica classica (contiene un loop di archi di “Notte trasfigurata” di Arnold Schoenberg), e “Pagan Poetry”, ethereal wave illuminata da un’ugola mai così inaccessibile e altera (è anche una delle composizioni più sofferte di sempre per Björk). Basterebbero questi episodi a rendere “Vespertine” una tappa irrinunciabile nella carriera della Gudmundsdóttir, ma neppure le restanti canzoni sono avare di emozioni e magie sussurrate. Anzi, grazie alla sedimentazione procurata dal tempo, oggi si può affermare di aver a che fare con l’album invecchiato meglio fra i molti della musicista, senza per questo apparire folli o sconsiderati.
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