Non è un capolavoro, ma l’esordio della band newyorkese guidata dalla bionda e conturbante cantante Debbie Harry, ex coniglietta di Playboy, ha il profumo della novità. Non tanto per alcuni suoni recuperati dal garage rock più orecchiabile dei Sessanta (cfr. il riff di chitarra e l’accompagnamento con organo Farfisa e handclapping del singolo “X Offender”), quanto per il taglio moderno e spregiudicato che la voce suadente della Harry e la produzione secca di Richard Gottehrer riescono a dare. È soprattutto in “Rip Her To Shreds”, raga rock alla Velvet Underground semplificato in salsa pop – punk, che i primi vagiti della new wave si fanno più chiari. La grande intuizione dei Blondie sarà quella di rendere spensierato ed edonistico il nuovo milieu musicale che scaturirà dal sommovimento punk. Per ora le classifiche non li premiano, ma entro breve arriverà anche quel momento.
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