I Bluvertigo non sono stati semplicemente i cloni italiani dei Duran Duran, anche se il debito di Morgan e compagni verso la band inglese è impossibile da nascondere. Del resto è lo stesso leader ad ammettere di essere un loro grandissimo fan, e certi passaggi presenti anche in questo disco (cfr. “Sono=Sono”) sembrano provenire direttamente da “Rio”. Eppure la “trilogia chimica” degli anni Novanta – “Acidi e basi” (1995), “Metallo non metallo” (1997) e, appunto, “Zero – ovvero la famosa nevicata dell’85” – ha sparso attorno a sé ben altri input. In ultima analisi i Bluvertigo sono stati fra i gruppi italiani più originali degli ultimi vent’anni, maestri nello sviscerare atmosfere elettropop alla luce di un rock dai connotati comunque chitarristici. Non solo Duran, ma anche Depeche Mode (cfr. “Sovrappensiero”) e David Bowie (omaggiato con la cover “Always Crashing In The Same Car”), e ancora spettri di krautrock sparsi qua e là, molta new wave e un’attitudine sperimentale che fa spesso capolino in brevi composizioni strumentali (“Porno muzik”, ma in fondo anche i crash sonici della title – track). Tutto questo è “Zero”, indubbiamente l’opera più matura del quartetto. Che verrà ‘congelata’ poco dopo una sfortunata esibizione a Sanremo 2001 (ma “L’assenzio” non era affatto male). Poi ci sarà la stagione solista di Morgan che, fra riletture di De André e altri grandi della musica italiana, partecipazioni a X Factor e regie teatrali (per “Il matrimonio segreto” di Domenico Cimarosa, nell’allestimento novarese del Teatro Coccia), diluirà un po’ troppo il suo talento di scrittore di canzoni. Per ora, la rimpatriata iniziata nel 2008 non ha prodotto nuovo materiale.
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