Fra i grandi autori e interpreti che negli anni Cinquanta ebbero la fortuna di poter incidere per la mitica Chess Records, Bo Diddley spiccò per la sua indubbia originalità. In realtà, rispetto ad altri primattori dell’epoca non riuscì mai a conquistare un successo incontrastato. ‘Colpa’ della sua musica, troppo blues per gli appassionati di rock e viceversa. Forse Diddley fu eccessivamente lungimirante, capace di inserire in forti tessiture di chitarra elettrica un senso del ritmo prettamente africano, dal battito quasi tribale: verrà chiamato “jungle beat“. In ogni caso, la sua influenza sulla British Invasion e su molte band inglesi di primo piano (Rolling Stones compresi) si rivelerà gigantesca: pezzi come “I’m A Man”, “Who Do You Love”, “Bring It To Jerome” (rifacimento della “Bring It On Home” di Willie Dixon), “Road Runner” e l’omonima “Bo Diddley” non hanno perso nulla della loro genialità neppure con il trascorrere dei decenni.
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