E’ già eccezionale arrivare al trentacinquesimo album in studio; se poi la qualità è quella di “Tempest” l’impresa è ai limiti del trascendente. D’altra parte stiamo parlando di Bob Dylan, fra le più grandi figure della musica popolare del Secondo Dopoguerra, che a 50 anni esatti dal suo omonimo debutto realizza l’ennesimo capolavoro. Intriso di blues, folk, country e dei consueti punti di riferimento tradizionali, ma con un interplay fra i musicisti più a fuoco rispetto ai suoi diretti predecessori, “Tempest” fa balzare dalla sedia per la ritrovata vena narrativa di Mr. Zimmerman, meno visionaria rispetto a quella degli anni Sessanta e tuttavia ancor più cupa e tragica. Lo dimostrano gioielli macchiati di sangue come “Tin Angel”, “Early Roman Kings” e “Narrow Way”. Oltre alla title – track, quasi 14 minuti che affrescano l’affondamento del Titanic con la vivacità di una sceneggiatura cinematografica e con la profondità di un saggio filosofico. Monumentale.
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