Con i vecchi Wailers ormai polverizzati (Peter Tosh e Bunny Livingston hanno preso strade diverse), “Natty Dread” è il primo lavoro in cui campeggia protagonista il nome di Bob Marley. E secondo molti critici è anche il suo capolavoro. Sicuramente si tratta di uno dei dischi più importanti nella storia del reggae. La produzione di Chris Blackwell esalta i suoni esplosivi di basso e batteria e i contrappunti della chitarra di Marley, l’aggiunta ai cori del trio femminile delle I – Threes (fra cui compare Rita, la moglie di Bob) aggiunge fascino a questa musica, contesa fra slanci spirituali e veementi rivendicazioni rivoluzionarie. Inoltre nel vinile c’è pure “No Woman, No Cry”, probabilmente il pezzo più celebre del musicista giamaicano, sicuramente quello che gli farà guadagnare la definitiva consacrazione nell’empireo delle rockstar del Ventesimo Secolo. Nell’apripista “Lively Up Yourself” si sentono persino echi di blues, e titoli come “Rebel Music” e “Revolution” parlano da soli, smentendo la vulgata che vorrebbe il reggae musica semplicemente rilassante, ideale per svaccarsi sulle spiagge dei Caraibi sorseggiando cocktail a base di rhum. Pietra miliare senz’ombra di dubbio, probabilmente l’album più indicato ai novizi per iniziare ad accostarsi al suono in levare.
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