Come si può definire la musica di Captain Beefheart, nato Don Van Vliet e amico di Frank Zappa? Free blues? Freak blues? Avant blues? Psycho blues? Oppure Dadaismo applicato alle 12 battute del Delta? La realtà è che non c’è modo d’ingabbiare in schemi più o meno ristretti quel che, nel ‘rock’, più si avvicina al concetto di anarchia. Certo è che per le sue perlustrazioni sonore a 360° il Capitano Cuor di Bue ha usato come base costruttiva il blues più arcaico e primitivo possibile, smontandolo senza pietà per ricavarne qualcosa di assolutamente alieno a qualsiasi forma musicale conosciuta allora (verrebbe da dire anche adesso). Il debutto, “Safe As Milk“, è già pietra miliare dell’underground di quei tempi, e lo sarà per tutta la musica ‘alternativa’ dei decenni successivi. Si mantiene ancora su binari quasi riconoscibili, non abbandonando del tutto il formato – canzone; ma capolavori devianti come “Dropout Boogie” ed “Electricity”, in cui la voce da orco del leader sovrasta riff di chitarra scarnificati e caracollanti, stanno già ad indicare che Van Vliet è in procinto di spingersi oltre tutto e tutti. Al disco partecipa anche Ry Cooder.
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