L’abilità di Chan Marshall (questo il vero nome di Cat Power) è stata quella di prendere il vecchio patrimonio folk americano e di riplasmarlo a propria immagine e somiglianza. Ossia attraverso la sensibilità di una ragazza nata nel 1972 e passata attraverso la temperie del post punk (fu scoperta dal batterista dei Sonic Youth, Steve Shelley), che nello scrivere le proprie canzoni è talmente coraggiosa da mettere il suo animo completamente a nudo, senza per questo dimenticare il ‘mestiere’ nel farlo. Una combinazione di spontaneità e conoscenza della materia che rende gli scarni accordi per voce, chitarra, piano e poco altro di “Moon Pix” interessanti e coinvolgenti, tanto sono increspati da onde emotive di grande intensità (leggetevi su Wikipedia la genesi di gran parte del disco). Indie folk selvatico e al passo coi tempi, che non si fa scrupolo di sfruttare un sample di batteria dei Beastie Boys per costruirci attorno una ballad dello spessore di “American Flag”. Senza Cat Power musiciste come Joanna Newsom, Alela Diane e moltissime altre avrebbero avuto molte meno possibilità di emergere.
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