Quando esce il loro primo album, i CCCP – Fedeli alla Linea hanno già pubblicato due EP, “Ortodossia” (1984) e “Compagni, cittadini, fratelli, partigiani” (1985). In “Affinità-Divergenze…” vengono riproposti rispettivamente “Mi ami?” e l’inno “Emilia paranoica”, entrambi in versione rigorosamente “remiscelata”. Il resto del disco non si discosta per nulla dalle prime prove: “CCCP”, “Curami”, “Trafitto”, “Morire” (con lo storico slogan “Produci consuma crepa”) e “Io sto bene” (altro brano dalle parole altamente significative) poggiano tutto il loro ardore sul canto spiritato dello spaventapasseri punk Giovanni Lindo Ferretti e sulla chitarra scarnificata di Massimo Zamboni, con il contorno live di Danilo Fatur, “artista del popolo”, e Annarella Giudici, “benemerita soubrette”. Contrariamente a quanto afferma la vulgata comune, i CCCP non sono mai stati una band realmente militante, impegnata, piuttosto una parodia di questa. Il loro segreto è stato quello di riversare angosce, fragilità esistenziali e un terribile senso d’insicurezza che molti giovani d’allora (e anche delle generazioni successive) compresero subito, affascinati da quei pochi accordi traballanti sputati fuori con foga e urgenza incredibili. Soprattutto per questo “Affinità-divergenze…” è uno degli LP più importanti del rock italiano degli anni Ottanta.
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