Fra i dischi concepiti in seguito a reunion più o meno effimere, “Monotheist” è sicuramente uno dei migliori. Gli svizzeri Celtic Frost sono stati una delle formazioni seminali per la nascita del metal estremo, dal death al black. E questo lungo LP tiene testa ai grandi capolavori degli anni Ottanta. Non li supera, certo, ma gronda oscurità e inquietudine da ogni nota, proprio come ai bei tempi. Un ritorno coraggioso, perpetrato tramite riff di chitarra impastati e terribili, schizzi thrash, doom e gothic, un senso da liturgia del male che echeggia dagli abissi sonici di quasi tutti i brani, in particolare “Ain Elohim” e “Synagoga Satanae”; in quest’ultimo compare persino la voce di Satyr, leader dei norvegesi Satyricon, uno dei migliaia di gruppi che non sarebbe esistito senza i Celtic Frost (o avrebbe suonato in modo del tutto differente). “Monotheist” non ebbe il successo sperato, e Tom G. Warrior sciolse definitivamente la band nel 2008, per dedicarsi interamente ai Triptykon. Un lavoro da rivalutare assolutamente.
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