I due predecessori avevano tracciato il solco, ma è in “Surrender” (più che un titolo, un’intimazione agli ascoltatori) che i Chemical Brothers realizzano il capolavoro del big beat inglese, un attimo prima che questa forma di musica elettronica per grandi raduni ‘rock’ inizi a mostrare la corda e scemare nell’interesse dei più giovani. Di quella stagione rimangono però, nitide e lancinanti, le 11 istantanee che compongono questo grandissimo album, sorta di geniale ricapitolazione di due decadi di suono sintetico. E anche più, se è vero (come è vero) che l’apripista l’avrebbero potuta scrivere dei Kraftwerk catapultati negli anni Ottanta a Detroit, città a sua volta dislocata sulle scogliere di Dover un decennio più tardi. I suoni enormi di “Under The Influence” e “Out Of Control” sono la perfetta colonna sonora per rave colossali, “Orange Wedge” e “Let Forever Be” (in questa l’ospite d’onore è Noel Gallagher) due formidabili perorazioni electro – psichedeliche (la prima pare scritta dagli Ozric Tentacles, la seconda dai Beatles), “Hey Boy Hey Girl” un anthem trascinante che non necessita presentazioni, “The Sunshine Underground” trance rivestita di scaglie krautrock (il ritmo motorik è Neu! al 100%). “Surrender” è anche il disco più venduto dei Chemical Brothers in patria, luogo in cui raggiunge il doppio platino.
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