Si tratta di uno degli ultimi capolavori della new wave, per giunta fra i più dimenticati e misconosciuti in assoluto. In principio, i Clock DVA di Adi Newton erano una band dedita ad un tipico industrial nella vena di Cabaret Voltaire e, in misura minore, Throbbing Gristle; dei primi condividevano la città d’origine, Sheffield. Sciolta temporaneamente la formazione per la morte del bassista Judd Turner, Newton la riforma con una line – up precaria, ma che funzionerà a meraviglia nel delineare in note le ossessioni del leader. “Advantage” non rinuncia al taglio post – punk cupo e dissonante dei primi lavori, ma lo integra tramite un gusto noir e cinematico che, grazie anche all’uso di sassofono e tromba, riesce nell’impresa di far incontrare il jazz e l’industrial, Miles Davis e i Fall (cfr. “Beautiful Losers” e la lunga “Dark Encounter”, sorta di racconto fatto da un Chandler del 21esimo secolo). L’andamento di “Resistance” preconizza persino i Sisters Of Mercy, ma il capolavoro supremo è “Breakdown”, scandita da fiati possenti e magnetica nel suo conciliare spigolosità punk e notturno afflato melodico. Perle ai porci, dato il successo nullo riportato dall’album, che nondimeno è da riscoprire assolutamente.
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