Non si tratta di un album d’inediti, l’esordio dei Clouddead (stilizzato cLOUDDEDAD), trio bianco di “hip hop” proveniente da Cincinnati, Ohio. È, invece, una raccolta di materiale già edito sotto forma di sei 10 pollici. Lo chiameranno hip hop sperimentale, proprio per il suo carattere iconoclasta che porta a sminuzzare il battito delle basi e il flow delle rime in un coacervo di suoni singhiozzanti e pescati da ogni dove. Ambient, psichedelia, clangori industriali, effetti spaziali, voci d’oltretomba, schizzi di wave accartocciata: questo e molto altro è “Clouddead“. Alle volte pare di essere alle prese con i Residents che si divertono a smembrare gli ultimi vent’anni di musica afroamericana, più spesso si ha l’impressione di ascoltare una band assolutamente unica. Indispensabile, al pari del primo vero e proprio album d’inediti, “Ten” (2004). Primo e ultimo, ché la formazione si era già sciolta al momento della pubblicazione.
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