Coil – Horse Rotorvator

Formati da John Balance e Peter Christopherson, entrambi fuoriusciti dagli Psychic TV (ma il primo era stato anche pedina insostituibile dei Throbbing Gristle), i Coil rappresentarono l’apertura della musica industriale ad esperienze ‘altre’. In un certo senso s’impegnarono nel rendere più ‘fruibili’ le intuizioni dei pionieri, dai Non di Boyd Rice ai Cabaret Voltaire ai già citati TG arrivando agli ibridi noise – industrial di Chrome e Swans; dall’altro si avvicinarono all’esoterismo aristocratico di Current 93 e Death In June, inglobando nel loro stile neo – folk, derive psichedeliche e claustrofobia post punk. “Horse Rotovator” è senz’ombra di dubbio il loro lavoro più significativo, in cui il duo si permette persino di rileggere Leonard Cohen (“Who By Fire”). Il resto oscilla tra campionamenti di torva elettronica, percussioni tribali, inquietanti oasi acustiche, scorie acide derivate dalle jam di fine anni Sessanta e inaspettate aperture di jazz etnico. Stimolante.

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