Il più grande disco neo soul di sempre. Punto. Anche se la categorizzazione è ingenerosa, quando si parla del secondo album di D’Angelo, nome d’arte di Michael Eugene Archer, fra i più dotati musicisti afroamericani della sua generazione. “Voodoo” è, a tutti gli effetti, un’opera di ricapitolazione di molto dello scibile della black music degli ultimi quarant’anni, uno stordente concentrato di bassi in grado di smuovere la terra, figure funk prese a prestito da Prince, falsetti che riconducono a Marvin Gaye e scintillanti contaminazioni con il mondo hip hop (al disco partecipa il duo Method Man & Redman). L’opera viene registrata agli Electric Lady Studios di New York, gli stessi che videro fra le proprie mura Jimi Hendrix e la sua Stratocaster. Non serve aggiungere altro. Se non di procurarsi pure “Brown Sugar” (1995), eccelso quasi quanto “Voodoo”.
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