Con il terzo album, gli australiani Lisa Gerrard e Brendan Perry danno fattezze definitive alla loro creatura. In “Within The Realm Of A Dying Sun” il post – punk virato dark degli esordi viene rimpiazzato da una ricerca musicale che si abbandona verso lidi orchestrali, con ampio uso di archi e fiati d’estrazione classica (violini, trombe, oboe e persino una tuba). L’oscurità sonora, prima dettata dall’incedere delle chitarre, viene ora plasmata su sfondi eterei che oscillano fra neoclassicismo, rarefazioni ambient e richiami di musica etnica. Le voci dei due, marmorea quella di Perry e ieratica quella della Gerrard, si completano a vicenda, rendendo l’ascolto di brani come “Anywhere Out Of The World”, “Xavier”, “Cantara” e “Persephone” un’esperienza letteralmente fuori del comune. I Dead Can Dance proseguiranno la loro irreprensibile parabola artistica negli altrettanto stupendi “The Serpent’s Egg” (1988), “Aion” (1990) e “Into The Labyrinth” (1993), approfondendo lo studio delle tradizioni musicali extraeuropee e scavando all’origine di quelle europee con frequentissime rielaborazioni di forme stilistiche medievali e rinascimentali, fornendo la primaria fonte d’ispirazione per decine di ensemble dediti al dark ambient e al revival dei “secoli bui” (per fare solo due nomi, Ataraxia e Arcana devono moltissimo a loro). Pionieri d’inestimabile valore.
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