Schiacciato fra “In Rock” (1970) e “Machine Head (1972), “Fireball” è sempre stato il disco relativamente più sottovalutato fra quelli partoriti dal mitico Mark II dei Deep Purple. Si sta comunque sempre parlando di un capolavoro dell’hard rock, frutto di un momento irripetibile per la band e soltanto un briciolo meno duro del predecessore e del successore, che possono annoverare le canzoni più celebri della formazione. In “Fireball” però c’è la doppia cassa della title – track, alcuni degli assoli di organo di maggior pregio mai suonati da Jon Lord, e una vivacità di fondo che dimostra tutto l’eclettismo dei Nostri, in grado di passare dall’hard di “Demon’s Eye” e “Fools” al quasi country di “Anyone’s Daughter” sino agli accenti progressivi di “No One Came”. In ogni caso l’LP vende benissimo, e consolida i Deep Purple quale terzo lato del triangolo hard n’ heavy britannico dei Settanta, gli altri due essendo Led Zeppelin e Black Sabbath.
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