Ancora oggi, “White Pony” rimane il disco più intrigante e sperimentale dei Deftones. I suoni alt metal e le scorie post – hardcore non se ne sono andate, eppure la stratificazione delle composizioni si è fatta talmente minuziosa da permettere all’ascoltatore molteplici letture dei brani del lavoro. Quello che subito affiora è l’inesausta tensione fra chitarre pesanti e melodie rarefatte, un continuo oscillare di stati d’animo che rappresenta il perno emotivo di “White Pony”. La visione onirica a tinte fosche di “Change (In The House Of Flies)” ben sintetizza l’approccio complessivo, che si nutre tanto di suoni distorti quanto di aromi dark e discrete (ma indispensabili) interpolazioni elettroniche. Altro momento chiave è “Passenger”, con Maynard Keenan dei Tool alla voce. Riascoltato oggi, il cd offre pure indicazioni del futuro progetto parallelo di Chino Moreno, i Team Sleep. Siamo ormai ben al di là del canonico nu metal, a patto che questo sia mai realmente esistito quale genere unitario. Un classico del metal mutante di inizio Ventunesimo Secolo.
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