Benché le sue vendite non siano state elevatissime rispetto a capitoli commercialmente molto più persuasivi, “Music For The Masses” rimane momento nodale all’interno della discografia dei Depeche Mode. Si tratta del punto di massimo sviluppo raggiungibile dal primigenio synth – pop della formazione, e non solo questo: in un certo senso, alcune scelte di suono preludono già a dischi pop/rock tout court quali “Violator” (1990), il lavoro che contiene il velenoso singolo “Personal Jesus”, e soprattutto “Songs Of Faith And Devotion” (1993). Oltre alla chitarra, il quartetto inglese introduce dosi omeopatiche di piano e fisarmonica, che non spostano il fulcro del sound dalle tastiere alla strumentazione elettroacustica ma donano comunque nuova profondità timbrica alle loro composizioni. Ai posteri “Music For The Masses” lascia in eredità la sensualità rarefatta di “Strangelove” e, ancor di più, il solenne inno scolpito nel ghiaccio di “Never Let Me Down Again”, dedicato senza mezzi termini all’eroina.
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