Con “Violator” di tre anni prima i Depeche Mode avevano dimostrato di esser diventati un act clamoroso, non solo in grado di scrivere ottimi pezzi synth – pop, ma anche abili ad integrare gli strumenti elettrici con quelli elettronici in un caleidoscopio sonoro a 360 gradi: l’hit synth/rock/blues “Personal Jesus” era stato un grandioso biglietto da visita per il disco, capace di sfondare definitivamente nel mercato statunitense. Per molti fan è “Violator” il picco massimo degli inglesi. Eppure “Songs Of Faith And Devotion“, nonostante vendite leggermente inferiori, è l’ennesimo passo avanti verso l’ibridazione fra gelo tecnologico e sentimenti umani, che in molti brani del cd si fa definitiva. In particolare, il quartetto è straordinario nell’alternare canzoni dotate di suoni aspri e pesanti ad altre più algide e ariose, come ben testimonia la doppietta iniziale: la lasciva “I Feel You”, ideale seguito di “Personal Jesus”, aggredisce con un riff rock/blues strascicato che viene successivamente ispessito da seduzioni quasi hard, mentre “Walking In My Shoes” è un amaro pop sinfonico reso ancora più suggestivo dal video neomedievale. Con “Songs Of Faith And Devotion” Dave Gahan, Martin Gore e sodali si consacrano fra le maggiori band pop/rock degli ultimi decenni.
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