Diamanda Galas – Plague Mass

Questa eccezionale cantante americana di origine greca, depositaria di un’estensione vocale pari a tre ottave e mezza, aveva già scioccato il pubblico nel corso degli anni Ottanta per mezzo di dischi terrificanti come l’esordio, “The Litanies Of Satan” (1982), o l’omonimo di due anni successivo, in cui nastri manipolati e rumorismi assortiti venivano sovrastati dal suo canto agghiacciante, in grado di passare dalle urla più laceranti a vocalizzi da soprano con incredibile facilità. Tecnica a parte, la vera forza di Diamanda Galas è sempre stata la feroce intensità con cui ha saputo mettere in suono le sofferenze di afflitti e oppressi di ogni stirpe e latitudine. “Plague Mass“, registrato dal vivo in una cattedrale newyorkese, è l’appendice più appropriata alla “Trilogia della Morte Rossa“, conclusa tre anni prima con l’ultimo capitolo “You Must Be Certain Of The Devil” e dedicata ai malati di AIDS, epidemia di cui lo stesso fratello dell’artista è stato vittima. Ricoperta di sangue e con l’ausilio di atroci colpi di batteria e di tastiere spettrali, la Galas rielabora vecchi brani e presenta composizioni inedite cantando con una furia disumana, celebrando la Comunione in latino (“Consecration”) e mettendo profondamente a disagio in “Sono l’Antichristo”, cantata in italiano. Un pugno nello stomaco di forza inaudita.

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