Nel corso degli Eighties ci sono stati parecchi artisti che hanno saputo contraddire quello che verrà poi detto di quegli anni, passati alla storia anche come “decennio di plastica“. Magari per alcuni aspetti tale spregiativa definizione potrà risultare quantomeno accettabile, non certo per l’alternative rock che si stava facendo strada proprio allora. Stile del quale gli australiani Died Pretty sono stati fra i più grandi interpreti, forti di un magma sonico forgiato dal post – punk e dalla new wave, ma in grado di riscoprire il folk della tradizione a Stelle e Strisce, il blues, la psichedelia, il garage dei Sessanta e tante altre buone cose, sintetizzate in canzoni intense e viscerali, mai trattenute e anzi pulsanti vita vissuta da ogni nota. Un sound che giunge a compimento da subito, tanto che “Free Dirt” è l’esordio e rimane il miglior lavoro del gruppo.
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